Il rapporto tra “banca e impresa”

Il sistema creditizio italiano è in fase di forte trasformazione. Questo è uno dei fattori che influenza l’attuale rapporto tra banche e imprese, ma ovviamente non è l’unico. Fattori ambientali, soggettivi, socio-culturali e storici possono avere un enorme impatto nelle relazioni tra queste due soggetti dell’economia. Saverio Stellino, amministratore unico di SVS.Impresa, spiega alcune di queste dinamiche. SVS.Impresa è una consulting formata da professionisti (commercialisti, ingegneri gestionali, esperti in economia aziendale) con esperienza trentennale in ambito bancario e aziendale.

Dottor Stellino, nel “Rapporta banca – impresa” quali sono le criticità che ne possono scaturire?
La concessione di credito alle imprese riveste una delle principali attività svolte dalle banche e rientra tra le principali funzioni che il sistema bancario deve soddisfare: l’allocazione ottimale delle risorse finanziarie.
L’analisi dell’incertezza comportamentale tra i due soggetti richiede un duplice sforzo. La comprensione dei fattori ambientali che possono influenzare l’interazione fra banca e impresa e i principali effetti che essi esercitano sul risultato della relazione. La comprensione dei fattori soggettivi e specifici che devono essere considerati per esprimere una valutazione del rischio di opportunismo (ex-ante o ex-post). Il rapporto banca impresa risente ovviamente dell’ambiente socio-economico in cui si svolge e dell’evoluzione storico-culturale che ha caratterizzato la storia del sistema bancario e imprenditoriale.
Possiamo considerarle come “esponenti” di un più ampio network competitivo – relazionale che produce effetti sui comportamenti, sulle possibilità di comportamento e sulle valutazioni svolte dai singoli soggetti. Il sistema italiano di finanziamento sta attraversando una fase di trasformazione che influisce su molti aspetti del rapporto con l’impresa è ormai un fatto noto.
Diversi sono i fattori che intervengono su tale processo di trasformazione. In primo luogo va rilevato come la situazione finanziaria delle imprese sia entrata da tempo in una condizione di crescente difficoltà. L’inversione del ciclo dei profitti verificatosi dalla fine degli anni Ottanta ha fortemente ridotto il potenziale di sviluppo autonomo. Il declino della residua capacità di reperire capitali nel mercato mobiliare accentua gli squilibri e i limiti del modello di sviluppo finanziario delle imprese. Il segnale più immediato del malessere che affligge il rapporto banca-impresa è offerto dalla lettura dei dati relativi ai prestiti in sofferenza e alle perdite su crediti. Il ciclo dei profitti rappresenta il fattore più immediato dell’aumento del rischio di credito. Da un lato, infatti, le imprese sono costrette ad una crescente dipendenza dal finanziamento esterno per sostenere lo sviluppo, dall’altro la mancanza dei circuiti di capitale proprio restringe le scelte possibili.

Recentemente lei ha tenuto una relazione a un corso di aggiornamento per avvocati a Sciacca. Quali sono state le tematiche affrontate?
In primis le conseguenze e la possibilità di imputare alla banca, a titolo di responsabilità, le conseguenze del dissesto provocato dall’esercizio di un potere discrezionale nella concessione del credito.
A tale ipotesi è riconducibile un’intera gamma di comportamenti, che vanno dal recesso da un contratto di apertura di credito, all’improvvisa osservanza rigorosa dei limiti dell’affidamento concesso, dopo aver tollerato la frequenza degli sconfinamenti, fino al mancato adeguamento di un finanziamento erogato in vista di un determinato programma economico e rivelatosi insufficiente nel corso della sua realizzazione.
La revoca o la restrizione improvvisa dell’affidamento determina una situazione critica irreversibile, sia per l’esigibilità del credito di restituzione, sia per l’interruzione delle fonti di liquidità; diventa facile a questo punto ipotizzare l’esistenza di un rapporto di causalità tra: il comportamento della banca e il dissesto dell’impresa.
Sono stati affrontati, tra gli altri anche le origini di Basilea, le conseguenze sul sistema economico e cosa è cambiato per l’analisi per l’accesso al credito, strumenti di lettura della centrale dei rischi. Sono stati portati in discussione alcuni casi di attuale interesse della giurisprudenza.

Qual è l’interesse degli avvocati a un tale settore?
Negli ultimi anni è cresciuta tanta l’attenzione al diritto bancario, soprattutto perché è cresciuta tanta l’attenzione dei media e dei soggetti che negli anni hanno contratto debiti con gli istituti di credito nel voler scoprire eventuali irregolarità contrattuali, comportamentali e durante tutto l’iter del rapporto. Quindi è cresciuto l’interesse da parte degli avvocati, soprattutto nel reperire informazioni, per formarsi e ricercare partner con cui condividere un percorso professionale adeguato.

Un avvocato può specializzarsi in questo campo?
Sicuramente, ma è opportuno che l’attività sia affiancata da tecnici specializzati come SVS.Impresa.

SVS.Impresa offre delle possibilità agli avvocati che vogliono lavorare in questo specifico settore?
SVS.impresa col suo Centro Perizie Bancarie è costantemente aggiornato sugli sviluppi ed evoluzioni della giurisprudenza e col centro studi è impegnato nell’individuazione delle criticità e degli abusi del rapporto Banca – Impresa.

Ci saranno altri momenti formativi come quello di Sciacca?
Si, abbiamo in programma altri eventi formativi entro la fine del 2017 e per il 2018 gli eventi saranno più intensi e con cadenza quindicinale su tutto il territorio nazionale. Il prossimo evento seminariale avrà luogo il 6 ottobre a Reggio Calabria.

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