Vivo nel presente e mi concentro sul futuro

Come elaborare la migliore strategia e pianificare le azioni da intraprendere, con un adeguato controllo di gestione, sviluppo e marketing. Scopri con noi quali leve competitive utilizzare per essere pronti nel futuro. In questo momento ogni mossa deve essere quella vincente!

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Rivoluzione nella gestione di impresa

Proviamo a chiarire perché un’azienda, anche se di piccole dimensioni ed a prescindere se organizzata sotto forma societaria o individuale, è opportuno che implementi un sistema di controllo di gestione. Ci faremo aiutare dal dott. Saverio Stellino, AU di SVS.Impresa srls, nell’esaminare e tentare di dare degli spunti in virtù della “rivoluzione”, possiamo così definirla, anche se con dei minimi aggiustamenti in corso, col Codice della Crisi d’impresa, che a sua volta ha portato alla modifica degli art. 2086 e 2477 del codice civile.
Qual è il vero obiettivo del legislatore nell’aver concepito un riforma che attenzione i momenti di pre crisi?
L’obiettivo è quello di far emergere tempestivamente le situazioni in cui l’impresa non produce valore, ma distrugge ricchezza, tutelando il diritto di credito degli enti finanziari, dei fornitori, dei lavoratori dipendenti, ecc..
Cosa prevede l’art. 20186 del c.c. ed a chi si rivolge?
Si rivolge innanzitutto all’imprenditore collettivo che ha il dovere di “istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche al fine di consentire la tempestiva rilevazione della crisi d’impresa e della perdita della continuità aziendale; se necessario, l’imprenditore dovrà attivarsi tempestivamente per il superamento della crisi stessa ed il recupero della continuità aziendale.” Non è esonerato neanche l’imprenditore individuale che deve “adottare misure idonee a rilevare tempestivamente lo stato di crisi e assumere senza indugio le iniziative necessarie a farvi fronte.
In che modo l’imprenditore può intercettare la fase di pre crisi e in un certo modo lo stato di crisi?
La crisi rappresenta quello stato di difficoltà economico-finanziaria che rende probabile l’insolvenza del debitore. Si manifesta come inadeguatezza dei flussi di cassa prospettici a far fronte regolarmente alle obbligazioni pianificate e l’insolvenza è lo stato che si manifesta con inadempimenti od altri fatti esteriori, i quali dimostrino che non si è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Quindi è opportuno che l’imprenditore sia collaborato da un staff che lo aiuti negli assetti organizzativi e «intercettino» lo stato di pre crisi o la crisi.
Quindi tutto abbastanza semplice, basta che si verifichi lo stato di insufficienza finanziaria per aver individuato lo stato di crisi?
Non è proprio così. Non basta aver individuato lo stato di crisi “per il ritiro del premio”. La norma sollecita gli imprenditori a dotarsi di strutture adeguate a migliorare l’organizzazione aziendale nella sua complessità, con maggiori restrizioni procedurali ed adeguate comunicazioni all’accensione di determinati “alert”. Alcune aziende, a prescindere dagli organi di Staff dell’imprenditore, hanno l’obbligo di nominare un Revisore o un Organo di Controllo che loro volta si assumono delle responsabilità e procedono con adeguate verifiche periodiche ed eventuali comunicazioni agli enti preposti. Per tutte quelle aziende esonerate da tale obbligo di nomina, la totale responsabilità comprese le eventuali comunicazioni sono in capo all’imprenditore.
Quali strumenti suggerire agli imprenditori?
Sia alle aziende che ricadono nell’obbligo di nomina sia alle aziende che non hanno detto obbligo, è opportuno che si dotino di strumenti per un adeguato controllo di gestione che sia in grado innanzitutto di pianificare, programmare, attuare, controllare e confrontare i risultati, tenendo sicuramente in considerazione i dati storici, ma quest’ultimi non siano il punto di arrivo. Sicuramente la capacità di programmazione strategica, con strumenti di budget di breve, medio e lungo periodo ed un tempistica adeguato nella reportistica e nella lettura dei dati, aiuta l’imprenditore a scongiurare qualsiasi stato di inadempienza e quindi di crisi.

Protocollo d’intesa per sostenere imprenditori in difficoltà finanziaria

Sostenere gli imprenditori in difficoltà finanziaria, perché vessati dalla criminalità o da sistemi usurai, con strumenti di credito specifici. In sostanza, recuperare quella funzione sociale del credito bancario previsto dalla Costituzione e fare in modo che diventi motore di sviluppo e non si trasformi, come a volte avviene, in ostacolo. È questo l’obiettivo del protocollo di intesa promosso dall’Assci, Associazione per lo sviluppo e la salvaguardia del credito alle imprese, e firmato oggi alla Camera di commercio di Palermo tra 17 associazioni alla presenza del vicepresidente della Regione e assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao e del presidente della Camera di commercio di Palermo, Alessandro Albanese.

Il protocollo, nello specifico, prevede di rendere efficace il sostegno agli imprenditori in difficoltà finanziaria, sviluppando un’attenta azione di prevenzione dei fenomeni usurai. Tra le proposte concrete quella di aiutare con strumenti di credito specifici aziende e operatori economici vessati dalla criminalità organizzata che hanno denunciato i loro estorsori e le aziende per le quali è stato accertato uno stato di “abuso” da parte degli istituti di credito. Inoltre, propone di non considerare pregiudizievoli ai fini dell’ottenimento del credito le informazioni registrate nella Centrale dei rischi di Banca d’Italia se l’impresa si trova vessata dalla criminalità o in stato di abuso accertato dalle banche.

L’Assci è presieduta dall’imprenditore Giuseppe Spera: «Sono molto contento dell’adesione di tante associazioni – commenta – ma nello stesso tempo anche preoccupato perché se tutte le più importanti sigle associative hanno firmato vuol dire che c’è un problema serio di accesso al credito a prescindere dai fenomeni usurai e dalle aziende estorte. Il vero problema in Sicilia è che il credito viene erogato in modo molto ristretto e poche aziende hanno accesso al credito e ciò limita lo sviluppo. Fra l’altro, quelle poche aziende che hanno la possibilità di accedere al credito si trovano a doverlo acquistare ad un prezzo nettamente superiore alle altre regioni. Serve un intervento istituzionale con nuove regole nel settore bancario».

Armao ha sottolineato come la Regione sia «impegnata in prima linea a sostegno delle imprese e per favorirne l’accesso al credito. In questo senso si muovono la razionalizzazione del sistema del credito agevolato che abbiamo proposto al Parlamento regionale (Irfis, Crias e Ircac), il sostegno ai confidi mediante “tranched cover”, la creazione del fondo di garanzia con fondi Ue, l’assegnazione a Irfis di 84 milioni per il credito agevolato alle imprese e con una parte dedicata a quelle vittime di usura e racket».

“Conoscenza” nel rapporto banca – impresa: la prima risorsa!

L’utilizzo da parte degli istituti di credito di sofisticati sistemi di rating per l’erogazione del credito accentua il rapporto relazionale tra banca e impresa. Se è vero che i sistemi di rating bancari, testati e validati dalla Banca d’Italia, riescono statisticamente ad evidenziare la rischiosità dei soggetti esaminati, tuttavia non sempre riescono a cogliere e trasmettere le giuste informazioni su specifiche situazioni. Non si può non escludere di conoscere più a fondo l’imprenditore e l’impresa per scongiurare l’inceppo di meccanismi automatici di valutazione. A tal proposito deve essere più profondo e continuativo il rapporto di “conoscenza” da instaurarsi tra imprenditore e istituto di credito.

La banca deve tener conto della “conoscenza” dell’azienda, dell’imprenditore, del settore, e dei programmi di investimento per una valutazione reale della situazione aziendale evitando ingiuste penalizzazioni.

Per citare una famosa frase del premio Nobel Alexis Carrel “Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità” molta osservazione e poco ragionamento, cioè poca fantasticheria a partire da pregiudizi, portano alla verità, mentre le fantasticherie portano solo errori e delusioni.

L’importanza strategica della “variabile conoscenza” nel rapporto banca – impresa non deve riguardare solo la concessione del credito, ma deve essere estesa trasversalmente ad altre sfere quale l’attualissima gestione del credito deteriorato. Soprattutto in casi di incaglio, far intervenire il fattore “conoscenza” può essere di aiuto ad evitare ulteriori patologie da credito.

Come in ogni rapporto, le informazioni devono essere in entrambi i sensi: la banca deve conoscere al meglio le aziende e l’ecosistema in cui agiscono e l’imprenditore deve capire le esigenze della banca e garantire un flusso di informazioni adeguato per realizzare i propri obiettivi aziendali in partnership con gli istituti di credito.

L’imprenditore ha infatti il compito e la responsabilità di organizzare i beni aziendali e l’attività delle persone, per raggiungere gli obiettivi assegnati all’impresa e quindi risulta decisivo implementare un sistema di controllo, gestione e monitoraggio, non solo dei costi, ma dell’intero ciclo produttivo (acquisti, produzione, vendite) che coinvolge proattivamente le diverse tipologie di stakeholder, interni ed esterni (fornitori, dipendenti, clienti, finanziatori) per far sì che partecipino non solo alla realizzazione e raggiungimento degli obiettivi, ma anche, se non soprattutto, alla condivisione e predisposizione di una strategia ben definita e chiara.

Si comprende bene quindi come in questo contesto l’analisi (cioè la conoscenza) delle fonti di finanziamento per lo svolgimento delle attività necessarie al raggiungimento degli obiettivi prefissati risulta essere decisivo sia in termini di scelta di tipologia (esterno / interno) e sia di costi, avvalendosi di partner e professionisti esperti, come in SVS.Impresa srls, possono dare una reale conoscenza di strumenti, oltre alle relazioni e condizioni ambientali (socio politico economiche) necessarie a guidare non solo l’imprenditore, ma anche, e soprattutto, gli istituti bancari verso l’utilizzo di strumenti e forme tecniche più adeguate che realizzano un rapporto “win-win” banca – impresa.

Dott. Saverio Stellino – Amministratore Unico SVS.Impresa srls

Resto al Sud: sostegno alle iniziative imprenditoriali, ecco come fare

Resto al Sud finanzia l’avvio di progetti imprenditoriali con un programma di spesa massimo di 200 mila euro. Ogni soggetto può ricevere un finanziamento massimo di 50 mila euro.

Resto al sud sostiene l’avvio di iniziative imprenditoriali per la produzione di beni nei settori industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura; la fornitura di servizi alle imprese e alle persone; il turismo. Sono escluse dal finanziamento le attività libero professionali e il commercio.

I beneficiari sono i giovani di età compresa tra i 18 e 35 anni:

• residenti in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia al momento della presentazione della domanda. È possibile trasferire la residenza entro 60 giorni (120 se residenti all’estero) dall’esito positivo dell’istruttoria

• che non abbiano un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per tutta la durata del finanziamento

• che non siano già titolari di altra attività di impresa attiva

• che non risultino già beneficiari di altre agevolazioni nazionali per l’autoimprenditorialità nell’ultimo triennio.

Con questi requisiti possono presentare la domanda di finanziamento: le società, anche cooperative, le ditte individuali costituite successivamente alla data del 21 giugno 2017, o i team di persone che si costituiscono entro 60 giorni (120 se residenti all’estero) dopo l’esito positivo dell’istruttoria.

Cosa finanzia:

• Interventi di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili – massimo 30% del programma di spesa

• macchinari, impianti e attrezzature nuovi

• programmi informatici e servizi per le tecnologie, l’informazione e la telecomunicazione (TIC)

• altre spese utili all’avvio dell’attività (materie prime, materiali di consumo, utenze e canoni di locazione, canoni di leasing, garanzie assicurative) – massimo 20% del programma di spesa.

Non sono ammissibili le spese di progettazione, le consulenze e quelle relative al costo del personale dipendente. Le agevolazioni consistono in un finanziamento a copertura del 100% delle spese,

articolato in:

• un contributo a fondo perduto fino al 35% del programma di spesa

• un finanziamento bancario, del 65%, concesso da un istituto di credito aderente alla convenzione tra Invitalia e ABI, garantito dal Fondo di garanzia per le PMI.

Il finanziamento bancario deve essere restituito in 8 anni e beneficia di un contributo in conto interessi che copre integralmente gli interessi del finanziamento.

Le domande devono essere inviate dal 15 gennaio e vengono valutate in ordine cronologico di arrivo entro 60 giorni dalla data di presentazione.

Interventi per la digitalizzazione delle pmi: come ottenere le agevolazioni

È alle porte l’avvio della nuova misura agevolativa dedicata alle micro, piccole e medie imprese che prevede la concessione di un contributo a fondo perduto definito “voucher”, fino a 10 mila euro, finalizzato all’adozione di interventi di digitalizzazione dei processi aziendali e di ammodernamento tecnologico.

Le spese ammissibili devono essere riferite all’acquisto di software, hardware o servizi che consentono il raggiungimento delle seguenti finalità:

  • Miglioramento dell’efficienza aziendale;
  • Modernizzazione dell’organizzazione del lavoro;
  • Sviluppo di soluzioni di e-commerce;
  • Connettività a banda larga e ultra larga;
  • Collegamento alla rete internet mediante la tecnologia satellitare;
  • Formazione qualificata nel campo ICT del personale.

Si può presentare un’unica domanda per un importo del Voucher pari al 50% del totale delle spese ammissibili (spesa massima consigliata 20.000€); in ogni caso l’importo del voucher potrà essere massimo 10.000€.

L’invio delle domande di accesso alle agevolazioni può essere effettuato a partire dal 30 gennaio 2018 e fino al 9 febbraio 2018.

La consulenza ed il supporto offerte da SVS.Impresa non hanno alcun costo iniziale. Il compenso sarà commisurato all’agevolazione ottenuta.

Il rapporto tra “banca e impresa”

Il sistema creditizio italiano è in fase di forte trasformazione. Questo è uno dei fattori che influenza l’attuale rapporto tra banche e imprese, ma ovviamente non è l’unico. Fattori ambientali, soggettivi, socio-culturali e storici possono avere un enorme impatto nelle relazioni tra queste due soggetti dell’economia. Saverio Stellino, amministratore unico di SVS.Impresa, spiega alcune di queste dinamiche. SVS.Impresa è una consulting formata da professionisti (commercialisti, ingegneri gestionali, esperti in economia aziendale) con esperienza trentennale in ambito bancario e aziendale.

Dottor Stellino, nel “Rapporta banca – impresa” quali sono le criticità che ne possono scaturire?
La concessione di credito alle imprese riveste una delle principali attività svolte dalle banche e rientra tra le principali funzioni che il sistema bancario deve soddisfare: l’allocazione ottimale delle risorse finanziarie.
L’analisi dell’incertezza comportamentale tra i due soggetti richiede un duplice sforzo. La comprensione dei fattori ambientali che possono influenzare l’interazione fra banca e impresa e i principali effetti che essi esercitano sul risultato della relazione. La comprensione dei fattori soggettivi e specifici che devono essere considerati per esprimere una valutazione del rischio di opportunismo (ex-ante o ex-post). Il rapporto banca impresa risente ovviamente dell’ambiente socio-economico in cui si svolge e dell’evoluzione storico-culturale che ha caratterizzato la storia del sistema bancario e imprenditoriale.
Possiamo considerarle come “esponenti” di un più ampio network competitivo – relazionale che produce effetti sui comportamenti, sulle possibilità di comportamento e sulle valutazioni svolte dai singoli soggetti. Il sistema italiano di finanziamento sta attraversando una fase di trasformazione che influisce su molti aspetti del rapporto con l’impresa è ormai un fatto noto.
Diversi sono i fattori che intervengono su tale processo di trasformazione. In primo luogo va rilevato come la situazione finanziaria delle imprese sia entrata da tempo in una condizione di crescente difficoltà. L’inversione del ciclo dei profitti verificatosi dalla fine degli anni Ottanta ha fortemente ridotto il potenziale di sviluppo autonomo. Il declino della residua capacità di reperire capitali nel mercato mobiliare accentua gli squilibri e i limiti del modello di sviluppo finanziario delle imprese. Il segnale più immediato del malessere che affligge il rapporto banca-impresa è offerto dalla lettura dei dati relativi ai prestiti in sofferenza e alle perdite su crediti. Il ciclo dei profitti rappresenta il fattore più immediato dell’aumento del rischio di credito. Da un lato, infatti, le imprese sono costrette ad una crescente dipendenza dal finanziamento esterno per sostenere lo sviluppo, dall’altro la mancanza dei circuiti di capitale proprio restringe le scelte possibili.

Recentemente lei ha tenuto una relazione a un corso di aggiornamento per avvocati a Sciacca. Quali sono state le tematiche affrontate?
In primis le conseguenze e la possibilità di imputare alla banca, a titolo di responsabilità, le conseguenze del dissesto provocato dall’esercizio di un potere discrezionale nella concessione del credito.
A tale ipotesi è riconducibile un’intera gamma di comportamenti, che vanno dal recesso da un contratto di apertura di credito, all’improvvisa osservanza rigorosa dei limiti dell’affidamento concesso, dopo aver tollerato la frequenza degli sconfinamenti, fino al mancato adeguamento di un finanziamento erogato in vista di un determinato programma economico e rivelatosi insufficiente nel corso della sua realizzazione.
La revoca o la restrizione improvvisa dell’affidamento determina una situazione critica irreversibile, sia per l’esigibilità del credito di restituzione, sia per l’interruzione delle fonti di liquidità; diventa facile a questo punto ipotizzare l’esistenza di un rapporto di causalità tra: il comportamento della banca e il dissesto dell’impresa.
Sono stati affrontati, tra gli altri anche le origini di Basilea, le conseguenze sul sistema economico e cosa è cambiato per l’analisi per l’accesso al credito, strumenti di lettura della centrale dei rischi. Sono stati portati in discussione alcuni casi di attuale interesse della giurisprudenza.

Qual è l’interesse degli avvocati a un tale settore?
Negli ultimi anni è cresciuta tanta l’attenzione al diritto bancario, soprattutto perché è cresciuta tanta l’attenzione dei media e dei soggetti che negli anni hanno contratto debiti con gli istituti di credito nel voler scoprire eventuali irregolarità contrattuali, comportamentali e durante tutto l’iter del rapporto. Quindi è cresciuto l’interesse da parte degli avvocati, soprattutto nel reperire informazioni, per formarsi e ricercare partner con cui condividere un percorso professionale adeguato.

Un avvocato può specializzarsi in questo campo?
Sicuramente, ma è opportuno che l’attività sia affiancata da tecnici specializzati come SVS.Impresa.

SVS.Impresa offre delle possibilità agli avvocati che vogliono lavorare in questo specifico settore?
SVS.impresa col suo Centro Perizie Bancarie è costantemente aggiornato sugli sviluppi ed evoluzioni della giurisprudenza e col centro studi è impegnato nell’individuazione delle criticità e degli abusi del rapporto Banca – Impresa.

Ci saranno altri momenti formativi come quello di Sciacca?
Si, abbiamo in programma altri eventi formativi entro la fine del 2017 e per il 2018 gli eventi saranno più intensi e con cadenza quindicinale su tutto il territorio nazionale. Il prossimo evento seminariale avrà luogo il 6 ottobre a Reggio Calabria.

SVS.Impresa a Cdo Sharing

Cdo Sharing – Saverio StellinoIn viaggio per Cdo Sharing.”Partecipiamo a Cdo Sharing per cercare nuove opportunità e valutare nuovi servizi su cui stiamo lavorando già da tempo. Ci serve capire come far bene e meglio, cercando di mantenere il successo avuto in questi pochi anni di vita della nostra giovane realtà anche su altre iniziative che stiamo sviluppando. Ciao, buon viaggio, ci vediamo a Sharing, l’11-12 marzo”. – Saverio Stellino -#cdosharing

Pubblicato da Cdo Sharing su Giovedì 18 febbraio 2016

Alcuni consigli pratici per scegliere un mutuo

Come scegliere un mutuo ipotecario per acquistare una casa o per ristrutturare un immobile? A cosa bisogna fare attenzione per non incorrere in costi aggiuntivi che si possono evitare? Cosa bisogna sapere prima di accendere un mutuo? A queste domande ha risposto Saverio Stellino, amministratore delegato di SVS.Impresa.

«La prima cosa a cui fare attenzione nel momento in cui si richiede un mutuo – spiega Stellino – è che non ci siano agi nascosti per l’istituto bancario. Per esempio, la penale di estinzione anticipata ancora inserita da alcuni istituti di credito nonostante sia stata abolita dalla legge Bersani per i mutui di acquisto e ristrutturazione di immobili adibiti ad abitazione sottoscritti dal 2 febbraio 2007. In ogni caso è un costo che va calcolato per definire i tassi soglia oltre i quali c’è l’usura».

Altri agi nascosti?

«Sicuramente le spese di istruttoria che dovrebbero essere nulle e che, invece, in alcuni casi sono molto alte. Sono un aggravio in più e quindi occorre anche considerare questo costo quando si valuta la convenienza di un mutuo. Da non trascurare l’incidenza dei tassi mora sugli importi che non si riusciranno a pagare a scadenza, in questo caso è da prediligere un tasso mora solo sulla “sorte capitale” delle rate scadute e non sul valore delle intere rate scadute».

Come si valuta la convenienza di un mutuo?

«Il concetto generale è quello di fare attenzione alle singole voci: spese di istruttoria, tasso, tan, taeg, spread, assicurazione. Meglio accontentarsi di uno 0,1%-0,2% in più nello spread e avere costi inferiori nelle altre voci. Soprattutto, chi richiede un mutuo deve verificare se può pagare la rata proposta dalla banca senza incappare in spiacevoli problemi e controversie con l’istituto di credito che comunque vanta un credito».

Tan, Taeg, Spread: sono termini sconosciuti ai più.

«E’ vero, però ormai con internet è facilissimo capirne il significato e il valore. Ad esempio un tasso variabile è composto da uno spread (cioè il guadagno della banca) e una parte variabile agganciata solitamente a un indice che si chiama Euribor. Più è alto lo spread, più alti saranno gli interessi mentre l’Euribor varia a seconda degli andamenti di mercato ma su Internet si può controllare lo storico dell’indice e farsi un’idea se in futuro, o quanto meno in un ragionevole periodo di tempo, potrà salire o scendere».

Cosa cambia per i finanziamenti e cessioni del quinto dello stipendio o della pensione?

«in linea di principio cambia poco rispetto a quanto già detto, sicuramente cambiano i tassi soglia per verificare se le condizioni superano o meno i livelli massimi consentiti dalla legge anti usura».

A quali altri costi, rischi ed esposizioni deve far attenzione un consumatore?

«Sicuramente alla ulteriori garanzie e fideiussioni richieste dagli istituti di credito. È opportuno che il totale delle fideiussioni o garanzie reali non superi il cento per cento del valore del finanziamento richiesto».

Un consiglio pratico?

«Scegliere un prodotto bancario che permetta di cambiare il tasso da fisso a variabile e viceversa ogni due anni».